La pigmentazione della cute, di peli, capelli e degli occhi, sia quella costitutiva (cioè quella che caratterizza una persona abitualmente e che è predeterminata dalla genetica), sia quella facoltativa (cioè quella che si acquisisce con l’esposizione al sole, universalmente nota come abbronzatura), è strettamente legata alla melanina, un pigmento che viene prodotto da alcune cellule del nostro organismo.☀️
A dispetto di quanto pensano in molti, non esiste un solo tipo di melanina, tanto che sarebbe più corretto parlare, al plurale, di melanine. Scopriamo quindi quali tipologie di melanina esistono e quali importanti funzioni svolgono per la salute della pelle.
La melanina è un pigmento, ovvero una sostanza colorata, sintetizzato in determinate cellule a partire da un aminoacido, la tirosina. Per la precisione, la produzione di melanina avviene nei melanociti, cellule presenti principalmente nell’apparato tegumentario (che comprende la pelle e gli annessi cutanei) e negli occhi, ma che si trovano anche in altri tessuti del sistema nervoso e dell’orecchio interno. In particolare, a livello cutaneo, queste cellule si trovano nel cosiddetto strato basale dell’epidermide, appena sopra il derma, e nei follicoli piliferi. I melanociti nella pelle sono circondati dai cheratinociti, le cellule più abbondanti dell’epidermide (un melanocita è circondato da circa 36 cheratinociti), a cui trasferiscono il loro pigmento di melanina.
Se a determinare la pigmentazione più scura della pelle è in genere una maggiore densità di melanina, anche il rapporto tra i diversi tipi di melanina contribuisce a determinare differenze di colorazione. Come abbiamo già avuto modo di anticipare, infatti, non esiste un solo tipo di melanina, ma anzi si distinguono principalmente due melanine: la eumelanina, un pigmento di colore marrone-nero, è il tipo di melanina che generalmente tutti i tipi di pelle contengono in proporzione più elevata; in particolare negli individui con pelle e capelli scuri la feomelanina, un pigmento rosso-giallo, si trova principalmente in soggetti con capelli rossi e fototipo cutaneo di tipo I e II.
La melanina esplica la sua funzione fotoprotettiva in risposta all’esposizione ai raggi ultravioletti, determinando quella che abitualmente chiamiamo abbronzatura.
In una prima fase, che in genere si verifica in tempi rapidi dall’esposizione ai raggi UV, si ha un aumento della pigmentazione della pelle che non deriva dalla produzione di nuova melanina, ma dall’ossidazione (e dal conseguente scurimento) di quella già presente nell’epidermide e che tende a scomparire al termine dell’esposizione al sole. Segue poi una pigmentazione ritardata (che si manifesta anche alcuni giorni dopo l’esposizione al sole), ma che dura più a lungo, conseguenza della produzione di nuova melanina indotta dagli ultravioletti: i melanosomi presenti nei melanociti avviano la sintesi di nuovo pigmento; quando sono maturi, questi organelli migrano all’interno dei cheratinociti vicini, disponendosi attorno ai nuclei delle cellule per proteggerli, e colorando così la pelle. Gradualmente, il pigmento verrà poi degradato ed eliminato con la desquamazione dello strato corneo, facendo così scomparire la “tintarella”.
La risposta della cute ai raggi solari (quindi la capacità o meno di abbronzarsi e le caratteristiche dell’abbronzatura stessa) è in larga parte legata alla pigmentazione costitutiva. Non a caso la maggiore o minore reattività ai raggi solari di un individuo è indicata dal fototipo, classificazione che tiene conto in particolare dei colori costitutivi della pelle, degli occhi e dei capelli: così, per esempio, chi ha un fototipo scuro generalmente si abbronza facilmente e si scotta raramente.
Ad ogni modo, la funzione fotoprotettiva della melanina non è sufficiente da sola per la prevenzione dei rischi cutanei e anche chi ha un’elevata capacità di abbronzarsi e si scotta raramente deve evitare di esporsi al sole in modo incauto, senza un’adeguata protezione solare.
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La melanina è un pigmento, ovvero una sostanza colorata, sintetizzato in determinate cellule a partire da un aminoacido, la tirosina. Per la precisione, la produzione di melanina avviene nei melanociti, cellule presenti principalmente nell’apparato tegumentario (che comprende la pelle e gli annessi cutanei) e negli occhi, ma che si trovano anche in altri tessuti del sistema nervoso e dell’orecchio interno. In particolare, a livello cutaneo, queste cellule si trovano nel cosiddetto strato basale dell’epidermide, appena sopra il derma, e nei follicoli piliferi. I melanociti nella pelle sono circondati dai cheratinociti, le cellule più abbondanti dell’epidermide (un melanocita è circondato da circa 36 cheratinociti), a cui trasferiscono il loro pigmento di melanina.
Se a determinare la pigmentazione più scura della pelle è in genere una maggiore densità di melanina, anche il rapporto tra i diversi tipi di melanina contribuisce a determinare differenze di colorazione. Come abbiamo già avuto modo di anticipare, infatti, non esiste un solo tipo di melanina, ma anzi si distinguono principalmente due melanine: la eumelanina, un pigmento di colore marrone-nero, è il tipo di melanina che generalmente tutti i tipi di pelle contengono in proporzione più elevata; in particolare negli individui con pelle e capelli scuri la feomelanina, un pigmento rosso-giallo, si trova principalmente in soggetti con capelli rossi e fototipo cutaneo di tipo I e II.
La melanina esplica la sua funzione fotoprotettiva in risposta all’esposizione ai raggi ultravioletti, determinando quella che abitualmente chiamiamo abbronzatura.
In una prima fase, che in genere si verifica in tempi rapidi dall’esposizione ai raggi UV, si ha un aumento della pigmentazione della pelle che non deriva dalla produzione di nuova melanina, ma dall’ossidazione (e dal conseguente scurimento) di quella già presente nell’epidermide e che tende a scomparire al termine dell’esposizione al sole. Segue poi una pigmentazione ritardata (che si manifesta anche alcuni giorni dopo l’esposizione al sole), ma che dura più a lungo, conseguenza della produzione di nuova melanina indotta dagli ultravioletti: i melanosomi presenti nei melanociti avviano la sintesi di nuovo pigmento; quando sono maturi, questi organelli migrano all’interno dei cheratinociti vicini, disponendosi attorno ai nuclei delle cellule per proteggerli, e colorando così la pelle. Gradualmente, il pigmento verrà poi degradato ed eliminato con la desquamazione dello strato corneo, facendo così scomparire la “tintarella”.
La risposta della cute ai raggi solari (quindi la capacità o meno di abbronzarsi e le caratteristiche dell’abbronzatura stessa) è in larga parte legata alla pigmentazione costitutiva. Non a caso la maggiore o minore reattività ai raggi solari di un individuo è indicata dal fototipo, classificazione che tiene conto in particolare dei colori costitutivi della pelle, degli occhi e dei capelli: così, per esempio, chi ha un fototipo scuro generalmente si abbronza facilmente e si scotta raramente.
Ad ogni modo, la funzione fotoprotettiva della melanina non è sufficiente da sola per la prevenzione dei rischi cutanei e anche chi ha un’elevata capacità di abbronzarsi e si scotta raramente deve evitare di esporsi al sole in modo incauto, senza un’adeguata protezione solare.