Conoscete il rabarbaro?
Questa pianta è molto utilizzata da secoli sia nell’alimentazione tradizionale che nella medicina cinese: dalla Cina la sua fama e le sue possibilità di utilizzo sono state diffuse anche in Europa in seguito alle colonizzazioni nei paesi asiatici, per cui oggi il rabarbaro è coltivato anche nel nostro continente per la sua buona adattabilità a climi e terreni diversi.

Arreca benefici anche per le sue qualità antinfiammatorie, antibatteriche e antimicotiche. Il rabarbaro è una pianta spesso usata in caso di stitichezza. Per esser più precisi, se assunto a piccole dosi, il rabarbaro esercita un'azione digestiva, grazie all'azione stomachica di cui è dotato, quindi, grazie all'incremento della secrezione di succhi gastrici che è in grado di provocare.

Se, invece, viene assunto a dosi più alte, il rabarbaro agisce sull'intestino inibendo l'assorbimento di acqua ed elettroliti e aumentando, in questo modo, il volume del contenuto intestinale. Tale aumento di volume favorisce la peristalsi intestinale con conseguente effetto lassativo.
Più nel dettaglio, l'attività lassativa è da imputarsi ai glicosidi antrachinonici contenuti nella pianta. Nella medicina popolare, il rabarbaro viene utilizzato internamente per contrastare i disturbi digestivi e la perdita di appetito. Esternamente, invece, la pianta viene sfruttata dalla medicina tradizionale per il trattamento di affezioni cutanee e scottature.

Il rabarbaro trova numerosi impieghi anche nella medicina cinese, dove viene utilizzato per il trattamento di edemi, dolore addominale, tenesmo rettale, amenorrea ed è usato perfino come rimedio contro il delirio. Il rabarbaro è utilizzato anche in campo omeopatico con indicazioni per il trattamento di diarrea, coliche e disturbi legati alla dentizione nei bambini.

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